Martin Eden by London Jack

Martin Eden by London Jack

autore:London Jack
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Romanzo
ISBN: ISBN 8811583829
editore: A. Barion
pubblicato: 1930-01-01T05:00:00+00:00


XXV

Maria Silva era povera e della miseria conosceva tutti gli aspetti, mentre a Ruth quella parola dava solo il senso di un'esistenza sgradevole. Era tutto quello che sapeva sull'argomento. Era consapevole della condizione di Martin e l'associava alla fanciullezza di Abramo Lincoln, del signor Butler e di tutti gli uomini che avevano avuto successo. Inoltre, pur cosciente che la povertà era tutt'altro che piacevole, aveva la sana concezione borghese secondo la quale essa era salutare, perché agiva da potente stimolo spingendo al successo tutti gli uomini che non si fossero ridotti ad essere animali da soma senza un briciolo di speranza. Per questo motivo il venire a sapere che Martin era così malridotto da essere costretto a impegnare l'orologio e il soprabito non la turbò. Giunse persino a pensare che fosse un fatto positivo che prima o poi lo avrebbe spinto a venire a patti con la realtà e ad abbandonare la letteratura.

Ruth non vide mai la fame nel viso di Martin, che affilandosi accentuava il leggero infossamento delle guance. Notò invece con soddisfazione quel cambiamento che sembrava averlo ingentilito attenuando la volgarità della carne e quel vigore animalesco che era per lei fonte di attrazione e di ripulsa. A volte, mentre si trovava con lui, osservava nei suoi occhi un'insolita luminosità, che ammirava, perché lo faceva sembrare un poeta e uno studioso, come egli avrebbe voluto essere e come lei avrebbe desiderato che lui fosse. Tuttavia Maria Silva leggeva un ben diverso racconto in quelle guance scavate e in quegli occhi febbrili, di cui seguiva di giorno in giorno il cambiamento, riflesso del mutevole andamento delle sue fortune. Lo vedeva uscire di casa con il soprabito e tornare senza, benché la giornata fosse umida e fredda, e subito dopo osservava il viso di lui diventare più pieno e lo sguardo perdere il languore della fame. Allo stesso modo aveva visto sparire la bicicletta e l'orologio e ogni volta rifiorire lo spento vigore del suo pensionante.

Osservava anche le fatiche notturne misurandole dalla quantità di petrolio che bruciava nella lampada. Quanto lavorava! Molto più di lei, anche se sapeva che faceva un mestiere diverso dal suo. Si accorse con sorpresa che meno cibo aveva più lavorava. Di tanto in tanto, e quasi con noncuranza, gli faceva avere una pagnotta appena uscita dal forno quando pensava che la fame fosse diventata insopportabile, e mascherava il gesto dicendogli scherzosamente che il suo pane era migliore di quello che cuoceva lui. In altre occasioni gli mandava uno dei bambini con una grande scodella di minestra calda, chiedendosi fino all'ultimo se le era lecito toglierla dalla bocca dei figlioletti. E Martin le era molto grato, ben sapendo per esperienza personale che cosa fosse la vita dei poveri e comprendendo che quella era vera carità.

Un giorno, dopo avere saziato la prole con ciò che era rimasto in casa, Maria investì gli ultimi quindici centesimi in un bottiglione di vino da quattro soldi. Martin, venuto in cucina per prendere acqua, fu invitato a sedere e a bere con lei.



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